Nuove stagioni, vecchi pruriti. Cambiano i suonatori, ma di ritornelli nuovi ce ne sono pochini. Una delle preoccupazioni del rinnovato dicastero dell’economia è di contenere la grande e piccola evasione ed elusione fiscale. Sacrosanto! Se magari si inizia dalla grande evasione gradiremmo di più, ma condividiamo lo spirito e ne ammiriamo il piglio e il destro.
Quando però, al di là delle intenzioni espresse e formalizzate da Padoa Schioppa e da Visco, iniziano a circolare altre voci, mai confermate né sconfessate, qualcuno inizia ad agitarsi. A buona ragione, diciamo noi, poiché molta politica in Italia si fa con i “voleva solo essere una provocazione” o “sono stato frainteso” o “non verranno toccati i diritti acquisiti”. È così che si fanno trapelare le ipotesi, senza esporsi troppo, tastando prudenzialmente il terreno e salvandosi in corner al momento della bufera conseguente a dichiarazioni improvvide.
Cosa succede? In Italia – e ci sono voluti decenni – alle persone con disabilità sono stati concessi (mai termine fu più calzante) alcuni benefici fiscali e tributari. Pensiamo, per citarne poco meno che la totalità, all’IVA agevolata sui veicoli, o sugli ausili, o sui sussidi tecnici per l’autonomia personale o, ancora, alla detraibilità di tutti questi prodotti.
Purtroppo la normativa è frutto di incrostazioni successive, di fraintendimenti, di emendamenti approvati alle due di notte, di suggerimenti strampalati, di elaborazioni, dizioni ed espressioni incomprensibili o contraddittorie. Di tira e molla con lobby di varia estrazione. Il risultato è una legislazione tanto farraginosa da causare interpretazioni opposte anche fra le diverse Agenzie delle Entrate.
La norma che, per vocazione, dovrebbe coniugarsi con la chiarezza applicativa, copula invece con la confusione e con i margini discrezionali generando, in silenzio e senza dolore, due figli bastardi. Figliolanza che chicchessia si guarda bene dal riconoscere come propria. Eppure è prole che gode sempre di buona salute.
Il primo figlio è l’incertezza del diritto: non è così certo che tu possa fruire delle agevolazioni fiscali. Quando ci riesci, sembra sempre che ti sia stato concesso un favore che prima o poi dovrai ripagare.
Il secondogenito si chiama evasione fiscale, ma si bea di un vezzeggiativo: elusione (quando non si vuole parlare di latrocinio diffuso si preferisce il secondo nomignolo). Proprio l’incertezza e la discrezionalità possono aprire la strada a benefici per i quali non esisterebbero i presupposti. È una situazione che fa comodo a tutti: a chi compra, perché spende meno, e a chi vende, perché riesce ad applicare uno sconto a carico dello Stato, il che gli assicura il nuovo cliente.
Ecco allora che si gira per i concessionari non alla ricerca del veicolo preferito, ma del venditore disposto a chiudere un occhio e ad applicare l’IVA agevolata sempre e comunque. Chi quell’occhio non lo chiude è una carogna e un incompetente. Chi lo chiude è persona attenta, sensibile e preparata.
E poi ancora: la rincorsa ai megastore di computer, video, fax, stimolatori, forni a microonde, poltrone dove per ottenere l’IVA agevolata non richiedono la prevista prescrizione autorizzativa del medico specialista, ma si accontentano della sbiadita fotocopia del certificato di invalidità. Lo sappiamo tutti che queste cose accadono. E lo sa anche l’Agenzia delle Entrate.
Sono abusi, minuscoli e risibili rispetto ad altri ben più gravi, ma che vanno, fuor di dubbio, contenuti ed evitati non foss’altro per rispetto di chi ha davvero bisogno e diritto a quelle agevolazioni.
Ora, se le voci sono vere, la repressione dovrebbe presto abbattersi anche su tutti i benefici impropriamente riconosciuti alle persone con disabilità e ai loro familiari.
Bene. Ma quando, dopo l’incursione, la polvere si sarà depositata e sarà ritornato il silenzio, ritroveremo i due pargoli di prima, più in salute e arroganti che mai.
La soluzione, se davvero si intenda ricercarla in modo equo e rispettoso del cittadino, va incardinata nella semplificazione, nel chiarimento, nell’informazione.
Se attualmente risulta arduo comprendere se una persona abbia diritto o meno ad agevolazioni è principalmente a causa della confusione ingenerata dallo stesso Legislatore: questa va dissipata. Se poi, ancora, le complicazioni derivano da certificazioni di invalidità difformi e inefficaci, queste vanno di arbitrio modificate perché siano funzionali al cittadino e non ai linguaggi della medicina legale. È insostenibile che una persona, dopo essere stata sottoposta, magari ripetutamente, a visite di accertamento di invalidità o di handicap, disponga di un verbale che non gli serva ad ottenere ciò di cui ha diritto.
Tutto il resto non risolve il problema, colpisce qualcuno (e siamo pronti a scommettere che non saranno, alla fine, i venditori a pagare), ma lascia intatto il meccanismo.
Tutto il resto è ingannevole demagogia, come lo era la lotta ai falsi invalidi: un buon sistema per non colpirli e soprattutto per non dare nulla di più a chi ha bisogno per davvero. (Carlo Giacobini)