Chiunque abbia avuto la sventura di dover ottenere un certificato di invalidità o di handicap, per se stesso o per un proprio familiare, sa che quel procedimento riserva qualche intoppo, rallentamento o sorpresa.
Prima si richiede l’accertamento, poi si aspetta la visita, infine si rimane in attesa – qualche volta per mesi, altre volte per anni – di quel pezzo di carta.
A parte qualche rosea e timidissima eccezione, tutto il comparto non sembra minimamente sfiorato dalla ventata di semplificazione amministrativa che invece ha investito tutti gli altri settori della pubblica amministrazione. Sembra, questo, un mondo a sé, in cui la complicazione amministrativa è funzionale al contenimento della spesa pubblica, allo scoraggiamento del Cittadino, alla dissuasione, alle forche caudine di successive prove d’ardimento travestite da rigore morale.
Meno ancora questo ambito è interessato dal controllo di qualità, tanto in voga in altri gangli della pubblica amministrazione da sembrare una moda. Come viene controllata la qualità del servizio? Qualcuno ha verificato il rispetto di standard minimi e dignitosi? A qualcuno interessa la soddisfazione del Cittadino?
Evidentemente no! Che vuole il Cittadino disabile? Non gli basta come “soddisfazione” il riconoscimento dello status di invalido e di handicappato? Non gli bastano quel popò di benefici di cui avrà diritto?
E come se non bastasse attorno all’accertamento degli “stati invalidanti” si generano contrasti, discussioni paraistituzionali, polemiche sulle competenze che coinvolgono Ministeri, Regioni, Aziende Usl, INPS. Che si voglia ammettere o meno, questo è un crocevia di molti interessi (professionali, economici, di potere). Molti interessi tranne quello reale dei diretti interessati.
Un esempio per tutti. I verbali di certificazione prodotti dalle Aziende Usl devono essere inviati per controllo (i medici delle Asl potrebbero essere degli incompetenti o degli imbroglioni!) ad una commissione esterna per le verifiche di merito del caso. Una volta convalidati, i verbali verranno restituiti alle Aziende Usl e l’iter proseguirà.
La verifica è una competenza delle commissioni periferiche del Ministero dell’Economia. O meglio: lo era, fino a quando, due anni fa, non si è stabilito, fra il plauso (quasi) generale, che dovessero passare all’INPS. “Un risparmio! Una semplificazione! Un miglioramento dell’iter. E poi l’INPS è una garanzia”.
Dopo due anni non è ancora stato pubblicato il decreto che trasferisce le funzioni. Ma intanto il Ministero dell’Economia, con una circolare specifica, fa come se quel decreto esistesse già… e il 29 marzo perentoriamente precisa che dal 1 aprile le competenze non sono più sue e che tutti i verbali devono essere inviati all’INPS per la verifica di legge.
La Direzione dell’INPS impartisce velocemente le proprie istruzioni alle sedi periferiche. Scopriamo così che il sistema di verifica cui l’INPS brama da anni è tutt’altro che pronto. Scopriamo che la sua struttura periferica è tutt’altro che predisposta per assorbire il colpo, una botta di centinaia di migliaia di certificati ogni mese da controllare.
Mancano 90 medici, mancano gli operatori sociali (indispensabili per un controllo di merito sui certificati di handicap), per le sedi e la strumentazione in qualche modo si farà… Vabbè… poi mancano anche 25 milioni di euro per coprire un po’ di costi, ma questo è secondario: salteranno fuori da qualche parte (in fondo 25 milioni di euro corrispondono a 102.880 ratei di pensione di inabilità: basta revocarli).
E intanto le Aziende Usl iniziano a spedire quintali di carta (carta, sì, nell’era di internet) anziché al Ministero dell’Economia all’INPS per l’occhiuta verifica prevista dalla legge.
Ma qui si trovano la sorpresa. Con un messaggio interno, rapido ed invisibile, l’INPS ha bloccato tutto: “le strutture territoriali dell’INPS non possono prendere in carico plichi contenenti i verbali di accertamento sanitario inviati prematuramente [sic!] dalle ASL”.
Perché? Ci si “accorge” che il decreto di trasferimento delle competenze non è ancora stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale.
A parte la figura barbina di Ministero e INPS, le Aziende non sanno più a chi inviare i verbali di invalidità: nessuno dei due contendenti le vuole.
La baldanzosa sicurezza di due anni si sgretola di fronte ad un disordine organizzativo e ad un disorientamento che alla fine pagherà, ci potete scommettere, il Cittadino. O forse sta già pagando senza saperlo, visto che i suoi verbali sono da qualche parte, in attesa che qualcuno decida qualcosa. (Carlo Giacobini)