D’estate, soprattutto d’estate, le forze dell’ordine sembrano particolarmente impegnate nelle operazioni anti-prostituzione. Col caldo il meretricio stradale è forse più sfacciatamente visibile e, quindi, più fastidioso.
Allora si fermano le lucciole, si identificano, si verifica se sono clandestine e se lo sono gli si notifica un decreto di espulsione, valido fino alla successiva identificazione. Altro non si può fare visto che la prostituzione non è un reato. Lo è l’adescamento, lo è lo sfruttamento, ma vendere il proprio corpo, intero o a pezzi, non rappresenta un illecito.
In questi controlli emergono, di frequente, storie di greve “umanità” come le minorenni ridotte in schiavitù, ricattate e picchiate per spingerle sulla strada.
A fine agosto una notiziola appare fugace su molte testate. A Roma, una donna di 47 anni, con una grave menomazione alle mani e ai piedi, per vivere si prostituiva. Con trascorsi di tossicodipendenza, cammina a fatica. La donna è stata individuata dagli agenti della Polizia durante un’operazione anti-prostituzione nella Capitale, tra la via Casilina e la Salaria. La Questura di Roma ha segnalato all’assessorato comunale alle Politiche sociali la grave situazione.
L’assessore alle Politiche sociali di Roma, Sveva Belviso, appurato che la donna risiede a Guidonia, ha contattato l’omologo collega di quel Comune che ha assicurato la disponibilità per “garantire alla donna la pensione di invalidità e un intervento di sostegno che la aiuti a vivere in maniera dignitosa”.
L’enfasi sul presunto lieto fine di questa triste vicenda è certamente funzionale a rassicurare tanti animi sensibili al tutto-è-bene-quel-che-finisce-bene.
Leggiamo assieme un altro titolo per questa storiaccia, tacendone per decenza la testata che l’ha pubblicato: “Dai marciapiedi della Casilina e la via Salaria, alla pensione di invalidità. La cenerentola della fiaba metropolitana è una prostituta di 47 anni, affetta da gravi disabilità a mani e piedi, e costretta suo malgrado a fare la lucciola”.
Grottesco! Una pensione di invalidità può essere considerata un traguardo da filmetto hollywoodiano. La pensione di invalidità civile (non crediamo che il Comune di Guidonia possa garantire la più sostanziosa pensione per cause di servizio) è di 250 euro al mese! Lo sappiamo cosa stanno pensando i più brutali dei nostri Lettori: 250 euro, in strada, sono un traguardo raggiungibile anche in una sera di magra. Forse è la stessa amara riflessione che ronza nella testa della donna di Guidonia.
250 euro: è un dato omesso da tutti i giornali che invece tanto hanno celebrato il lieto fine. Rammentarlo significava sottolineare la condizione di migliaia di anziani e disabili, ugualmente sfortunati, significava sfatare il luogo comune degli invalidi che affondano i bilanci dello Stato, significava essere realistici sull’effettiva volontà di sottoporre a verifiche e controlli stringenti tutti i potenziali falsi invalidi (200 mila secondo il Governo Berlusconi).
Siamo certamente soddisfatti che il caso personale sia emerso nella sua reale tragicità e siano state espresse delle volontà di soluzione. Ma ci sorgono alcune considerazioni che vanno oltre il singolo caso umano, cui va tutta la nostra partecipazione.
Come può il Comune di Guidonia garantire la pensione di invalidità civile dalla sera alla mattina? Ci insegnano che per ottenere quella provvidenza è necessario presentare una domanda di accertamento, sottoporsi a visita, vedersi riconoscere il 100% di invalidità, non superare un determinato reddito ed infine attendere l’erogazione della pensione da parte dell’INPS. Nella più rosea delle ipotesi 6 mesi di attesa.
Roma e Guidonia ci insegnano che – al contrario – per casi gravissimi, e sotto i riflettori della stampa, è possibile procedere di urgenza e trovare immediatamente la soluzione.
Se ne avranno a male quelle persone, disabili e indigenti, che stanno attendendo da mesi non solo la pensione di invalidità civile ma, addirittura, il preventivo accertamento delle condizioni di salute.
Solo i casi eclatanti fanno notizia e possono confidare in una rapida soluzione.
Ma forse è solo una storia estiva, su cui non arrovellarsi più di tanto. (Carlo Giacobini)