E così è partita l’ennesima campagna contro i falsi. Non occorre nemmeno precisare falsi “cosa”. I falsi invalidi, ovviamente. Falsi per antonomasia, rei di essere “l’undecima piaga d’Egitto”, causa prima del dissanguamento dello Stato Sociale (uno Stato in verità già piuttosto esangue), vergogna nazionale peggiore degli evasori totali, responsabili di ammanchi sempre più iperbolici. Non potevano essere che loro il bersaglio di una vibrata azione e su di loro non poteva che calarsi la mannaia di implacabili controlli.
Gli ennesimi controlli… 200.000 posizioni devono essere verificate: lo ha stabilito il Parlamento a larghissima maggioranza nell’agosto del 2008. E così è stato. Gli ennesimi controlli: è dal 1996 che, ciclicamente, vengono controllate migliaia di pensioni, indennità, assegni. Molte vengono revocate, molte vengono confermate. È un sistema che lascia sul terreno – oggi, luglio 2009 – 320.000 cause civili pendenti. Sono i ricorsi di chi si è visto revocare le provvidenze economiche o di chi non si è visto riconoscere l’invalidità civile, la cecità, l’handicap… Nel 60% dei casi lo Stato soccombe in giudizio, pagando – con soldi nostri – spese processuali e arretrati, dovendo restituire anche il “maltolto” all’invalido.
L’INPS, incaricato di questa nuova ondata di controlli e già a buon punto dell’opera, entusiasticamente comunica che il 13% delle posizioni controllate erano irregolari, cioè sono state rilevate invalidità inferiori a quelle che i loro colleghi delle Aziende USL avevano in precedenza verbalizzato. Soldi recuperati. Per ora. Ora inizieranno i ricorsi che andranno ad aggiungersi a quelli giacenti, alle 320.000 cause che intasano la giustizia civile. È presumibile che entro l’anno si arrivi a 400.000.
Certo, a rifletterci, è un bel giro d’affari. Ogni causa, ogni invalido, un avvocato con la sua parcella. Un perito di parte, con la sua parcella. E un avvocato anche per la controparte. E un consulente tecnico (medico legale) nominato dal giudice. Moltiplicate il tutto per 400.000 cause e comprenderete la dimensione economica dell’indotto e dei professionisti coinvolti nel giro.
Dal 2005, per queste situazioni, è stato improvvidamente soppresso il ricorso amministrativo. Certo, era una “parodia” – così com’era – ma poteva essere reso efficiente in modo da limitare il ricorso giurisdizionale con tutti i costi e i tempi che quest’ultimo comporta. Un ricorso amministrativo per Regione, con medici dipendenti propri e tempi rapidi, e solo successivamente l’eventuale ricorso al giudice.
Non è stato fatto allora e si continua a negarlo oggi. Nelle prossime pagine leggerete un articolo che dà conto dell’impegno del Governo per continuare a combattere le «frodi in materia di invalidità civile» e che rivede alcuni procedimenti di concessione di pensioni (255,13 euro/mese), assegni (255,13 euro/mese) e indennità di accompagnamento (472,00 euro/mese).
Nel dettagliato testo di legge, ancora una volta, nessuna traccia del ricorso amministrativo, con buona pace di chi su questi contenziosi ci campa. (Carlo Giacobini)