In un isola deserta sopravvivono 100 naufraghi.
Hanno scelto 5 persone come loro leader.
Il cibo non manca grazie ai bassi e pescosi fondali circostanti.
Il problema è l’acqua: non piove ed è rimasto solo un fusto da 100 litri.
Si contano già i primi malori e una decina di naufraghi, recano evidenti segni di disidratazione.
I leader decidono che 40 litri verranno destinati a chi è “disidratato o quasi”, i rimanenti 60 a tutti gli altri.
Chi non è “disidratato o quasi” con l’acqua che gli è riservata rimarrà comunque assetato con il rischio di diventare, a sua volta, disidratato.
Chi è “disidratato o quasi” si salverà momentaneamente.
Le reazioni non si fanno attendere ma le controproposte da assumere sono in un paradossale bilico.
I non “disidratati” potrebbero muoversi individualmente e tentare di dimostrare che anche loro rientrano nella categoria dei “disidratati o quasi”: ci sarebbe più acqua per alcuni loro e meno per gli altri “non disidratati”.
I non “disidratati” potrebbero anche agire collettivamente sostenendo che l’acqua vada equamente e democraticamente distribuita. Loro avrebbero meno sete, mentre la sorte dei “disidratati” sarebbe segnata.
I “disidratati o quasi”, da parte loro, rischiando la morte, dovrebbero agire per limitare l’accesso alla propria categoria. Così facendo, però, appaiono come casta protetta e ricattatrice e vengono odiati dai loro compagni di sventura.
Volano parole grosse, accuse di discriminazione, feroci insulti nei confronti dei leader, ma alla fine l’acqua nel fusto continua ad essere di 100 litri. (Carlo Giacobini)